Storia

Il Consorzio di Bonifica “Terre d’Apulia”comprende 512.067 ettari in provincia di Bari, 57.740 in provincia di Taranto, per un complesso di 569.807 ettari. Il più esteso della Puglia, comprende tutta la Provincia di Bari e 6 Comuni della Provincia di Taranto Il comprensorio è caratterizzato da due subcomprensori differenti per modalità di utilizzazione della risorsa idrica. In uno di questi, ovvero nella zona della destra Ofanto che ricade nei comuni di Minervino, Canosa e in piccolissima parte nel comune di Andria le acque utilizzate dall’agricoltura provengono dallo schema dell’Ofanto attraverso la derivazione traversa Santa Venere oppure direttamente dalla diga del Locone. Vi sono qui due comprensori, il comprensorio denominato Minervino Alto, realizzato più recentemente esteso per circa 6000 ettari, e il comprensorio che ricade in prevalenza in agro di Canosa, delle medesime dimensioni, circa 6000 ettari, ed è un comprensorio di più vecchia bonifica. Nel 94′ c’è stata la scissione fra il comprensorio che ricadeva in Basilicata rispetto a quello che insisteva in Puglia; fino al 94′ si trattava di un consorzio interregionale adesso è un comprensorio che ricade nell’ambito della Regione Puglia: acque superficiali e una serie di condotte tutte interrate. La rete, in pressione, viene rifornita da torrini e pompe di spinta per irrigare questo comprensorio, quasi tutto a vigneto, frutteti e anche seminativi. Fino a qualche tempo fa abbondavano campi di pomodoro e altri ortaggi, oggi meno, sia per problemi di mercato, sia per i limiti irrigui del consorzio incapace di offrire il servizio irriguo anche nella prima fase della stagione irrigua (marzo, aprile e maggio), il servizio, infatti, inizia a giugno e finisce a settembre: questo per la zona destra Ofanto che si distingue dalle altre zone perché l’acqua é superficiale. L’altra zona viene chiamata Litorale Barese, area irrigua che si estende per circa 150 mila ettari lungo l’Adriatico dalla foce dell’Ofanto ai confini della Provincia di Brindisi. Qui l’irrigazione viene fornita da pozzi profondi che prelevano dalla falda profonda con un’elettropompa. I pozzi sono tutti elettrificati e sollevano l’acqua da diverse centinaia di metri, acqua che poi viene distribuita sul territorio. Naturalmente si tratta di piccole porzioni di territorio, 100/200 ettari, con acque distribuite con tubazione mobile in ferro zincato posizionata normalmente lungo le strade e sui muretto a secco. In alcuni distretti comunque è stata impiantata una rete fissa interrata ma le acque sono acque profonde. In alcuni distretti era prevista anche che una batteria di 2-3 pozzi di sollevamento dove l’acqua veniva portata in una vasca di accumulo e poi da qui al territorio servito. Questi pozzi sono dislocati sia nella Bat che in provincia di Bari. Si tratta di 16 comuni: Andria, Bitonto, Bitritto, Casamassima, Cassano, Castellana Grotte, Corato, Gioia del Colle, Giovinazzo, Grumo, Molfetta, Monopoli, Ruvo, Sammichele di Bari, Toritto e Trani. Questi impianti hanno un problema: sollevando acqua da diverse centinaia di metri consumano molta energia ed essendo dispersi sul territorio vanno presidiati durante tutta l’estate senza avere la possibilità di spostare gli operai da un impianto all’altro, con ulteriore aggravio di costi per la sorveglianza. Nello stesso territorio ci sono anche tanti altri pozzi gestiti come il consorzio di bonifica, attualmente sono ex pozzi regionali che prima gestiva la Regione, da qualche anno invece li gestisce l’Arif, l’agenzia regionale dell’irrigazione e forestazione. FORESTAZIONE – Un’attività avviata intorno agli anni ’70 che interessa in maniera prevalente i 4 consorzi del Centro Sud Puglia è la forestazione, attività resa possibile dalla erogazione di speciali finanziamenti regionali che consentirono un importante intervento di rimboschimento, migliaia di ettari, nelle zone della Murgia Barese e Tarantina su terreni privati con l’obbligo che, una volta che il bosco fosse divenuto maturo, andasse riconsegnato ai legittimi proprietari. Questa operazione è avvenuta per buona parte delle superfici, ma per circa un migliaio di ettari deve ancora completarsi. Tra i rimboschimenti effettuati c’è il bosco accanto al Locone che è proprietà del demanio in gestione al Consorzio realizzato insieme alla diga, con la finalità di salvaguardarla dagli 18 interrimenti, sostanzialmente un’opera di difesa idrogeologica, protezione da nubrifragi o erosione del terreno,con la conseguenza di causare interramento della diga stessa. Negli ultimi tempi, è stata riconosciuta una particolare sensibilità al problema riattivando le normali attività di manutenzione e principalmente curando le fasce anti-incendio che servono per proteggere i boschi stessi o comunque i privati da eventuali inneschi di incendi onde sventare responsabilità penali in capo al rappresentante legale. Ogni anno si effettua una perizia per il finanziamento delle fasce anti-incendio, ordinariamente intorno ai 150-250 mila euro.